Oggetti Complementari
varie |
2003
"Architettura LIBERA, Adalberto Libera una nuova interpretazione"
Arch. Giovanni Fiamingo (capogruppo)
coll.: A. Coco, L. La Guisa, V. Lanzetta
IL PROGETTO
Intervenire su opere paradigmatiche e rappresentative della modernità è operazione che può procurare, o almeno dovrebbe, un certo imbarazzo.
La luminosa compiutezza/compostezza che li contraddistingue può condurre indifferentemente tanto al rispetto della loro sedimentazione nel tempo di un eterno presente, quanto indirizzare verso una loro riattualizzazione, più in linea con una visione evoluzionistica dello spazio.
Un problema di distanza da determinare, in sostanza, che ci ha fatto riflettere sull’ipotesi che lavorare “sui” villini di Libera non implica necessariamente la loro reale “modificazione”, quanto la possibilità d'intervenire sullo spazio “fra” il singolo oggetto architettonico e la sua possibile interpretazione.
Il lavoro si è svolto in un certo senso attorno all’oggetto, pensando l’oggetto, o meglio degli oggetti architettonici che possano definirsi “complementari”
Inoltre, l’osservazione che la qualità intrinseca a questi splendidi oggetti architettonici non trovi una corrispondenza urbana, risultando metaforicamente interrotta sul limite dell’area di sedime, ha diretto la nostra attenzione verso la definizione di strategie di continuità plastica.
In questo bilico fra “individualità urbana” e il suo “circostante”, fra smontaggio e ricomposizione, e riemerso il fascino dell’Avanguardia. In particolare delle due punte d’eccellenza della ricerca estetica italiana: il Futurismo e la Metafisica.
La reinterpretazione del villino tipo A, rimanda direttamente al principio di continuità dello spazio del Futurismo. L'oggetto originario viene sottoposto ad un fenomeno di risonanza, subendo una serie di variazioni di densità. Si origina un morphing spaziale che si conclude con un muro lineare che altro non è che la stessa facciata srotolata del villino stesso. Questo ipotetico spazio proiettivo, fluido e legato alle “curvature” di un centro finito/geometrico, contiene i nuovi immaginari prismi edilizi.
Il villino tipo C, viene sottoposto ad un fenomeno proiettivo legato alla retta e ad un ideale centro posto all’infinito, capace di produrre un “distacco” funzionale ad una parziale autonomia dell’oggetto esplorato. L’architettura affronta e incorpora così il tema dell’assenza: contiene la memoria del fenomeno generativo ma tende anche ad una rinnovata autonomia plastica. Analogamente alle emblematiche figure dechirichiane che sembrano contenere l’universo nella loro pancia, in un illuminante gioco di contrazioni e compenetrazioni.